INTERVISTA DI MASSIMO PER LA RIVISTA FRANCESE TATOUAGE MAGAZINE
D:DOMANDA
R:RISPOSTA
D: Mi puoi descrivere il tuo percorso artistico?
R: Sono completamente autodidatta, fin da bambino ho sempre amato l’arte, in particolare mi affascinavano le vite degli artisti e mi piaceva e rilassava disegnare, ma non ho mai frequentato studi artistici. Circa 15 anni fa ho aperto uno studio grafico per stampe su t-shirt, ed ho iniziato a riprendere in mano la matita, da quel momento non ho più smesso di disegnare….
D: Come hai scoperto l’arte del tatuaggio?
R: L’arte del tatuaggio l’ho scoperta in strada, nel quartiere da piccolo, vedevo i tatuaggi “fatti in galera” e mi affascinavano troppo, successivamente i ragazzi più grandi che si facevano i primi tatuaggi negli studi storici di Firenze, i classici flash stampati direttamente dai book….. quando ho compiuto 18 anni sono subito andato a farmene uno, un maori sulla spalla destra, e da allora non ho più smesso…..
D: Quale é stata la tua formazione di tatuatore? Da quanto tempo pratichi la professione di tatuatore?
R: con lo studio grafico non mi sentivo più appagato, nel frattempo mi ero iscritto a qualche corso serio di disegno, perchè dalla prima volta che mi sono tatuato, il mio sogno era di entrare a far parte di quel mondo, ho sempre frequentato le convention e soprattutto gli studi, facendo amicizia con vari tatuatori, ma non mi sentivo mai pronto per iniziare veramente a tatuare.
Sono partito in casa a fare tatuaggi su me stesso e agli amici stretti per rendermi conto se davvero potevo riuscirci.
Avevo instaurato un rapporto di amicizia con un tatuatore, Massimo Bucci, proprietario dello studio Gente Scriptae a Firenze, sono andato da lui dicendo che volevo iniziare seriamente a tatuare ed ero pronto a lasciare tutto. Il giorno seguente ero li, sono passati 8 anni e sono ancora li.
D: Hai sempre tatuato con questo stile?
R: No….Inizialmente mi sono dedicato al traditional classico, cercando di ripulirlo dato il mio background grafico…. ma quando dovevo mettermi a disegnare (come da bambino) mi piaceva disegnare croci, santi e temi religiosi. Quindi, diciamo che non è sempre stato il mio stile per esigenze di apprendimento tecnico, ma in realtà si…….
D: chi è il tuo mentore nel mondo del tatuaggio? Quali sono le tue influenze creative?
R: I miei mentori non hanno nome, dato che erano i carcerati. Amo i tatuaggi “made inside”, ogni volta che vedo vecchie immagini di tatuaggi fatti nelle galere, nei campi di prigionia, nelle colonie di lavori forzati, cerco di capire come potrebbero averli fatti tecnicamente. Tutti quei messaggi espliciti, le scritte grammaticalmente sbagliate, i simboli di vendetta, i ricordi d’amore, della famiglia, il sogno di libertà e di giustizia…..
Nel mio stile ho cercato di mixare tutte le tecniche di questi “stili da Galera” :
Del “Chicano” cerco di ricreare le sfumature fatte con ago singolo che danno un aspetto morbido ma potente,
Del “Criminale Russo” la forza dei tratti, i taratteggi e le sfumature puntinate più grezze.
Delle “Galera italiane” le scritture stampatelle semplici e dirette.
Dei “Campi di lavoro Francesi” la semplicità del comporre con poche linee e campiture nere.
D: La storia del tatuaggio italiano ti ispira?
R: Moltissimo, sono alla costante ricerca di informazioni, ho anche cercato di ricostruire una cronologia storica, basandomi su i ritrovamenti e le testimonianze esistenti.
In particolare modo sul “tatuaggio religioso”, che in varie epoche storiche si ripropone sempre.
Le testimonianze trovate nella bibbia, il tatuaggio segreto dei cristiani, i tatuaggi dei pellegrini (Loreto e Gerusalemme), i tatuaggi delle “corporazioni dei mercanti” che nel medioevo si tatuavano il santo protettore con il simbolo del mestiere, i tatuaggi dei crociati, fino ad arrivare alla fine 800/900 con le ricerche antropologiche di Cesare Lombroso e del suo testo “L’uomo delinquente” dove con la sua pazza ricerca (ovvero di associare i tatuaggi e i tratti somatici ai crimini commessi, così da potere prevedere i delinquenti), ci ha lasciato una testimonianza incredibile sul tatuaggio in Italia, insieme a quello dei “domiciliati coatti di Favignana” del dottor antropologo Mirabella.
D: L’arte religiosa ispira i tuoi tatuaggi?
R: Moltissimo. Diciamo che ispira la mia vita in generale. Sono un collezionista di ex voto, rosari e crocifissi.
Quando ho qualche giorno libero mi piace andare a visitare chiese, soffermarmi ad osservare i minimi dettagli, che poi riporto nei disegni.
Mi intriga la simbologia in generale, quella religiosa ma anche estorica e massonica, che poi spesso è la stessa…..
: Come crei i motivi dei tuoi tatuaggi?
R: Non ho un vero schema o modo di approcciarmi al disegno.
Mi rifaccio in partenza a reference che mi piacciono, poi inserisco via via tutta la parte simbolica o di testo.
Ultimamente è più semplice, dato che spesso le idee principali sono dei clienti, poi io ci metto del mio…….
D: Si vede una forte influenza russa nei tuoi tatuaggi. Come mai?
R: il tatuaggio russo riprende spesso le icone ortodosse. Anche io come base di disegno sono molto legato a questi soggetti ma cerco sempre di rielaborarli e renderli mia, un po’ come fece Giotto nell’arte bizantino/Cristiana…….